Il territorio
L'azienda agrituristica NaturaBio si trova all'interno del comprensorio di bonifica della Nurra,
nella parte nord-occidentale della Sardegna.
Si tratta di una pianura ondulata, solo parzialmente chiusa dal mare a ovest e
aperta nel tratto
del lago di Baratz.
In questo contesto dove un tempo dominava il cisto, il lentischio, il mirto e la palma nana,
l'uomo ha pensato di intervenire per trasformare il territorio e renderlo produttivo.
Cenni storici
La bonifica della Nurra fu opera del regime fascista. Con decreto 7 ottobre 1933 fu creato l'Ente Ferrarese di Colonizzazione
che ebbe il compito di insediare in Sardegna il più gran numero di famiglie originarie della provincia di Ferrara.
Questo organismo completamente pubblico doveva indirizzare i suoi sforzi sul comprensorio di bonifica integrale della Nurra costituito da 30.000 ettari di terreno.
È proprio in questo periodo che fu costruita la frazione di Fertilia.
I dintorni
A Fertilia lo stile delle costruzioni presenti è quella tipica del ventennio
e il centro si raccoglie attorno alla via principale porticata e alla piazza e alla chiesa
sulla quale si affaccia la chiesa di San Marco e la Torre Littoria.
Tra le sponde dello stagno Calic, nei pressi della foce sono visibili
le vestigia di un ponte romano con una struttura che riporta aggiunte e rifacimenti databili
attorno al XIII secolo. Attualmente mantiene la metà delle originarie 24 arcate.
Proseguendo sulla strada statale 291 si arriva alla frazione di Santa Maria la Palma:
il centro deve il suo nome alla pianta della palma nana che cresce abbondantemente nel territorio e veniva utilizzata nell'industria
del crine vegetale. Ha qui sede la cantina sociale produttrice di ottimi vini come Vermentino, Cannonau e San Giovese.
Proseguendo sulla strada provinciale 55 bis si possono visitare alcune spiagge quali Porto Ferro, circondata da torrette e fortini militari quali Torre Bantine Sale a sud, Torre Negra e Torre Bianca a nord caratterizzata dal colore rosso della sabbia e dei fondali marini.
Più avanti, troviamo la spiaggia del Porticciolo, sorvegliata da un'antica torre spagnola
con le immediate e incantevoli Cala del Vino e Cala del Turco, ideale per fare immersioni.
Illuminata elettricamente, è tra le più suggestive del mediterraneo.
La litoranea continua fino alla famosa Cala Dragunara, luogo di attracco per la visita alle Grotte di Nettuno, per arrivare poi all'insenatura di Cala di Tramariglio che guarda il poderoso promontorio di Capo Caccia, che scende a picco sul mare cristallino.
Proseguendo si arriva al Monte Timidone (361 m) quasi in cima al promontorio calcareo Capo Caccia dove a strapiombo sul mare si apre la scala del Capriolo con i suoi 656 gradini scavati nella parete rocciosa che portano all'entrata della Grotta di Nettuno.
Quasi di fronte alla grotta vi è la Foradada, isoletta attraversata da una parte all'altra da una galleria naturale chiamata grotta dei Palombi lunga 110 metri. Nella parete opposta a quella della Grotta di nettuno si apre l'ingresso alla Grotta Verde, cui si accede dalla parte alta del promontorio. Al suo interno sono stati trovati resti di presenza umana databili già al neolitico antico.
Alla Grotta dei Ricami si arriva invece solo dal mare. Le nivee concrezioni cristalline dell'interno, sono davvero singolari per la ricchezza e la straordinaria varietà delle forme.
Tornando un po' indietro possiamo vedere diverse spiaggette dominate dall'imponente Monte Doglia tra cui la spiaggia di Mugoni dominata dall'omonima pineta. Proseguento troviamo la spiaggia delle Bombarde e il Lazzaretto, quest'ultima dominata da una caratteristica torre del XVII secolo. Vicino abbiamo il nuraghe Palmavera databile tra l'XI e l'VIII secolo a.C. Da qui si arriva alla pineta dell'Arenosu fino al lido di Alghero.
Alghero viene considerata la capitale della riviera del corallo, di origine iberica, da dove trovano discendenza etnica e linguistica i cittadini dell'attuale città.
La Necropoli di Anghelu Ruju
È tra i complessi di Domus de Janas (Case delle Fate) più significativi della Sardegna,
il cui nome deriva dal nome del proprietario del fondo ed è stata scoperta casualmente all'inizio del 1900 durante i lavori di bonifica.
Le tombe portate alla luce sono 38 e lo schema planimetrico più frequente è quello a "T" con le celle disposte attorno al braccio superiore. Nella tomba A una falsa porta testimonia un simbolico ingresso nel mondo dei morti.
L'area archeologica di Sant'Imbenia
Oltre al villaggio nuragico, l'area comprende sepolture fenicie, resti di un insediamento romano dotato di necropoli e una grande villa rustico-balneare, fornita di impianto termale risalente al I – II secolo.
Tra i vari resti trovati nel sito, alcune panelle di bronzo e ceramiche di importazione fenicia e greca.
La lingua catalana di Alghero
L'algherese odierno corrisponde alla lingua parlata in Catalogna fra la metà del secolo XIV e la fine
del XVII, continuata a sopravvivere nonostante la cessata dominazione spagnola. Una lingua del '400, dunque, molto antica rispetto al catalano moderno che ha subito i normali adattamenti e trasformazioni del passar dei secoli.
Nonostante gli adattamenti della lingua nazionale, il nucleo dell'algherese è rimasto quasi intatto, permettendo di affermare che il catalano odierno di Barcellona è meno puro di quello algherese.
Nota di vanto per gli algheresi è che essi sono in grado d'intendere tutti i dialetti della Sardegna con grande facilità nell'apprenderli.
Al contrario i sardi, anche delle zone più vicine, non capiscono il dialetto algherese!
Il corallo
Simbolo della città, in particolare quello rosso (corallium rubrum), il corallo ha dato il nome alla riviera rappresentata da Alghero.
L'attività risalente al periodo catalano della città, continua ad essere tutt'oggi
una delle principali risorse della vita economica e sociale della città.
Il corallo rosso forma delle colonie arborescenti (polipai) di colore variabile tra il rosso e il rosa dotate di scheletro interno, data la sua natura animale dimostrata nel 1723. Il polipo è di forma cilindrica con una consistenza carnosa e apertura boccale attorno alla quale vi sono otto tentacoli sottili e mobili, fatti per catturare il cibo.
Il corallo si alimenta di piccole prede paralizzate da cellule urticanti presenti nei tentacoli. Il corallo rosso è formato da carbonato di calcio sotto forma di aragonite, solfato di calcio e di sodio, carbonato di magnesio e cloruro di magnesio. Tra le varietà della specie, solamente il corallo rosso ha valore commerciale e la pesca viene effettuata solo da esperti corallari a circa 100 m. di profonditàche raccolgono i rami, lì selezionati in base al colore e allo spessore, per essere successivamente lavorati da abili artigiani.
Tramite apposite guide è possibile effettuare escursioni per ammirare colonie di coralli giàa circa 7-15 m. di profondità, come ad esempio sulle volte di alcune grotte di Punta del Giglio e di Capo Caccia, con uno spettacolo irripetibile.